La triste realtà della finzione: problema o evoluzione?

triste realtà della finzione

La triste realtà della finzione

Realtà, finzione, teatralità, recitazione. Ma anche menzogne, condizionamento e manipolazione.
Il mondo di oggi è reale o figlio di una continua rapprentazione cinematografica?

Trovo sempre più sconvolgente e sotto certi aspetti affascinante la capacità della mente umana di fingere, e quando parlo di funzione penso un po’ a tutto quello che un individuo può “recitare”: di essere un certo tipo di persona, un sentimento, esprimere una convinzione o un parere anche tecnico.

Attori della vita di tutti i giorni, replicanti di trame di film hollywoodiani che a molti paiono pure inverosimili, persone imperturbabili che non hanno il minimo rimorso di coscienza.

Ho conosciuto gente dalla doppia vita, persone che hanno festeggiato feste di laurea senza aver frequentato Università, chi accusava falsi malori e depressioni per farsi compatire, chi ha dichiarato storie d’amore inesistenti e gente che ha negato l’innegabile. Manipolatori, gatte morte, gente disposta a tutto per un lavoro, narcisisti che dichiaravano sentimenti inesistenti, truffatori col sorriso sulle labbra…e potrei continuare.

Spesso vittime di queste menti deviate, o forse solo evolute, chi non ha di queste facoltà rimane spesso spiazzato, ammaliato ed inerme, pagando spesso conseguenze anche piuttosto grosse.

Tutto questo è più esasperato in Paesi come il nostro dove furbizia e mancanza di valori sono ormai all’ordine del giorno, che vede nella politica l’apice di questa deriva.

Essere veri e onesti (in tutti i sensi) oggi è sempre più raro, quasi un handicap, etichettati come “coglioni” e ingenui di turno se non proprio come inadatti, veri deboli dell’era moderna proprio perchè non disposti a tutto.

Il vero problema per queste persone è come difendersi visto che le convenzioni sociali, spesso le leggi stesse e la cultura della nostra società, premiano quelli che una volta (gridandolo anche in faccia) etichettavo come “Omm’e Merd”.

Per tornare allo spirito costruttivo di questo articolo, esiste un problema psicologico di fondo non solo personale ma anche collettivo: sindromi, malattie mentali, personalità complesse e deviate figli di traumi e modelli educazionali non proprio all’altezza hanno “creato” questi piccoli mostri.
E tutto questo ha delle conseguenze sulla società e sulla sua evoluzione.

E se il problema diventasse la normalità?

Se continuassimo a valutare queste personalità e i relativi comportamenti come malati e deviati dovremmo ritenerli dei semplici casi da curare, gestire e magari guarire.

Ma se queste persone rappresentassero in qualche modo una nuova normalità? Se in realtà fosse frutto dell’evoluzione della razza umana? Il nostro sistema di valori etichetta da sempre certi comportamenti come deplorevoli, persone spesso “non vere” o costruite, molto leggere e facilmente adattabili. Avere un sistema neurologico e un cervello che ha cambiato i propri riferimenti culturali è un vantaggio, formando persone più adattabili e flessibili rispetto a un tempo.

Essere leggeri significa non prendersi troppo sul serio, farsi passare tutto, chiudere una porta e aprirne un’altra velocemente, anche questi sono aspetti che contano in chiave di evoluzione dell’individuo. E se a questo aspetto ne associamo un altro, ovvero la perdita dei valori di riferimento, ecco che appare all’orizzonte un uomo nuovo.

Ideale per la politica e per il business, senza coscienza e senza bandiera, un uomo che si compra sempre in qualche modo. Il palcoscenico è il suo pane, grandissimo ego e autostima, nessuna empatia o attenzione verso gli altri, non vede che sè stesso davanti al mondo. Una volta si identificava come il perfetto politico, oggi potrebbe essere un virologo star o un anchorman televisivo.

Quello che prima era una patologia oggi potrebbe essere un fattore di forza.

Se il mondo di oggi fosse tutto un film?

Che la finzione faccia parte del mondo ormai è conclamato: la televisione, che è ancora uno dei maggiori canali di informazione (e manipolazione) è piena di programmi costruiti. Siamo partiti qualche anno fa con sporadici personaggi che per far aumentare l’audience si sono inventati di tutto e di più, oggi siamo arrivati a dichiarare apertamente la finzione televisiva: viene in mente il programma Forum dove attori impersonificano querelanti e querelati in pseudocause giudiziare, e mi viene da pensare che lo chi lo guarda ormai non mentalizza la rappresentazione e tende ad associarlo alla realtà. L’attore ha creato una nuova realtà.

Ma se applicassimo lo stesso principio a format dove invece non dovrebbe esistere un copione già scritto, come i reality, cosa cambierebbe agli occhi di uno spettatore? Probabilmente niente. E probabilmente questa cosa lo sanno anche coloro che li hanno ideati, anzi hanno capito che così facendo si assicurano ascolti e risultati. L’inaspettato diventa pianificato, e gli interpreti sono decisivi: e sono proprio quei tipi di cui abbiamo parlato fino ad ora.

Bene, immaginiamo che qualcuno abbia capito il meccanismo, dall’alto, voi cosa fareste? Non cerchereste di replicarne gli schemi e il funzionamento? La risposta spesso è nella domanda, e oggi io mi chiedo se la società di oggi e chi la guida non segua un copione. Le guerre, la crisi, le decisioni politiche sono forse anch’esse figlie dell’interpretazione di provetti attori senza un sistema di valori da seguire?

Esagerato? Complottista? Forse.
Ma le tecniche di manipolazione sono studiate dalla sociologia e dalla psicologia da anni e questi “individui” sarebbero i perfetti interpreti ed esecutori di qualsiasi trama, piccola o grande.

Ognuno di loro, infatti, vive nel suo film, e fa molte vittime. Vittime spesso ignare perchè non riescono a concepire che si possa arrivare a tanto.

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